Roen 2011 Tramin, dolce Gewurz di Termeno

wpid-20140802_214837.jpgChi segue le mie divagazioni enogastronomiche avrà constatato una certa predilezione per i formaggi ed il loro sposalizio col vino. Aggiungiamo il fatto che sono quelli più saporiti e complessi di profumi, come formaggi di lungo affinamento, erborinati ma pure caprini a crosta fiorita le tipologie che più mi appagano, e vien da sé che l’abbinamento tra i più simpatici sia quello con Vendemmie tardive, che siano romagnole, alsaziane, tedesche o friulane poco importa. Questa volta è toccato al Roen 2011, Vendemmia Tardiva di Gewurztraminer della cantina Tramin, splendida realtà emblema dell’enologia di Termeno, questo piccolo paese sulla strada del vino del sudtirolo che contende la paternità del vitigno Gewurztraminer all’Alsazia . Nell’etimologia del nome in effetti si associano gewurz, che in tedesco significa spezia o aroma, e traminer, ovvero “di Tramin”, nome alemanno di Termeno. Sembra bastare questo a decretare le origini di questo vitigno aromatico, ma provate ad andare in Alsazia a raccontarlo e si metteranno a ridere, e a ragion veduta, dato che i più recenti studi (tra cui quelli di Attilio Scienza), dall’incrocio di documenti storici, ampelografia e mappature genetiche, hanno dimostrato che il gewurztraminer ha origine in epoca medievale nell’area del centro-europa, a cavallo tra Germania e Francia, dove pare nacque come incrocio da alcune viti selvatiche locali. Per approfondire linko qui un bellissimo articolo in merito.

wpid-20140802_215619.jpgMa al di là di disquisizioni geografico-storiche parliamo di questa piccola leccornia, venduta in formato demi-bouteille (0,375l). Nel calice brilla subito di un colore oro fulgido, con i riflessi carichi di un limone maturo. Al naso colpisce con dolci ricordi di mandarino, rose gialle, confettura di pesche e susine, fichi secchi, nota di mandorle tostate, miele e cera d’api. Al palato il suo ingresso e dolce, il suo incedere avvolgente e morbido, sostenuto da scorrevole freschezza. Chiude con bei ricordi di agrume e frutta gialla in confettura, con solo lievissimi cenni amaricanti e una fine scia sapida.

Il bello del gioco viene poi in abbinamento ai formaggi. Un puzzone di Moena non stona affatto, ma viene surclassato dalla persistenza gustativa del vino, che lo doma senza storie. Con il gorgonzola piccante, quindi sodo e stagionato, dalla fitta erborinatura, si concretizza un vero matrimonio d’amore. I gusti si fondono, la cremosità del formaggio viene spazzata dal vino, che avvolge la bocca con i suoi aromi. Sapidità e dolcezze si fondono, unite alle fini scie di erbe e agrumi che persistono a lungo in un perfetto connubio. Se questo vino dovesse tradire il gorgonzola lo farebbe di diritto con un Pecorino di Fossa di Sogliano, ugualmente ben congiunto nel finale di bocca, cui questo gewurz dona slancio e leggerezza, con dilungarsi di eleganti sapori. Non stona nemmeno con uno dei formaggi più estremi, almeno nella versione in mio possesso, ovvero uno Stilton artigianale, profondamente stagionato, che è un mix unico di consistenze, profumi e sapori. L’abbinamento non suona male, ma il formaggio inglese domina nel finale di bocca, pretendendo la scena.

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